Non a tutti piacciono gli arbusti.
Sara Gavazzi
"La natura esiste senza di noi, ma noi non esistiamo senza la natura”
lessi poco tempo fa. Una frase che dovrebbe far pensare tutti noi, così chiara, come l’acqua che stiamo lentamente e irreversibilmente danneggiando, così diretta, come la conseguenza dei nostri atteggiamenti. Le decisioni che i governi mondiali prenderanno in campo ambientale in questi 10 anni potrebbero determinare concretamente i prossimi 10 000. Ad oggi, è stimato che nel 2050 il peso della plastica dispersa nei mari supererà quello dei pesci. I dati parlano, eppure noi non li ascoltiamo da troppo tempo. Proviamo a pensare: che valore ha l’acqua? Sostanzialmente dipende dal suo essere fisicamente presente dove vogliamo che sia e nella giusta quantità. Proprio per questa ragione, essa deve essere vista come una risorsa scarsa, che ha quindi un prezzo. Prendere in considerazione questo elemento non significa evidenziare quanto sia importante, affascinante o poetico ma quanto sia limitato nei paesi in cui la gente ne ha bisogno. Un pensiero che si esprime in indifferenza, per coloro che possono pagare quel prezzo, ed in condanna per tutti gli altri. Non fare la raccolta differenziata, lasciare l’acqua aperta, lasciare i rifiuti a terra, lanciare il pacchetto delle sigarette dal finestrino, spegnere le sigarette dove capita, chiedere un sacchetto di plastica in più alla commessa, vivere di usa e getta, abbandonare oggetti in spiaggia, prendere la macchina per fare 300 metri e così all'infinito. Prendine una, pensaci e migliorati. “Vabbè chissenefrega!” diciamo noi, uomini e donne, quando chi se ne frega non lo dicono più nemmeno i bambini, che manifestano per il loro futuro sempre più in bilico. Ecco! L’illusione è questa: nemmeno il nostro è così tanto certo.
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