"Non a tutti piacciono gli arbusti..."

"Non omnes arbusta iuvant humilesque Myricae"
scriveva Virgilio nella IV Bucolica. 
"Non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici"
traduco io alla buona.
Mi presento così, partendo da un verso che, ormai qualche anno fa, la professoressa di latino imprimeva violentemente nella mia testa che, svogliata com'era, accusava non poco quella botta. Eppure il colpo mi servì e forse servì un po' anche a Pascoli quando disse (o meglio immagino che disse) :"questo verso lo voglio ripiglià!" e chiamò Myricae la nota raccolta. Per Virgilio quella frase significava tralasciare le sottigliezze in nome di più grandi e rilevanti temi, per Pascoli invece erano proprio le piccole cose ad essere quelle più importanti. E allora sì, in questo periodo strano, un po’ grottesco per noi uomini, in cui conta più un mi piace che il profumo di un fiore, a distanza di 2000/100 anni quasi, avevano ragione. È facile distrarsi oggi, è facile lasciarsi andare e perdere di vista la cose vere, ma è facile anche non farlo, essere oppressi dai pensieri e smettere di respirare.
E allora accade così, le foglie cadono e i fili d’erba sono mossi dal vento. Una rosa è così bella ma buca e l’acqua ripulisce ma distrugge. Noi siamo la natura eppure non lo capiamo.
Ci danneggiamo, diamo per scontato i dettagli e ci facciamo opprimere dalle futilità. Siamo splendide contraddizioni, sbagliamo di continuo, e va bene così perché piano piano forse capiamo. Correte scalzi in giardino, fatevi bagnare dalla pioggia perché in fondo cos'è più importante:
Un tramonto fotonico o uno schermo fotonico?
Un percorso vissuto o un percorso condiviso? 
L'impegno e la cura con cui hai coltivato una pianta o quanto è bello per gli altri il vaso in cui la metterai? 
Cos'è più importante per te?
Per me boh, non lo so, non mi piacciono gli arbusti.