Non a tutti piacciono gli arbusti.
Sara Gavazzi
Poco meno di un mese fa si concludeva la 17. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia.
Qui, i migliaia di progetti esposti avevano lo stesso compito, rispondere ad una precisa domanda: How will we live together? Come potremmo vivere insieme? “Beehive Architecture” era solo una di quelle tantissime risposte raccolte dalla Biennale di quest’anno. Il progetto dello studio Libertiny, come il titolo ci suggerisce, vede come protagoniste le api. Potremmo definire quest’ultime, responsabili di quasi 3/4 dell’impollinazione di tutte le specie vegetali, gli insetti più importanti del pianeta. Le api costituiscono la base della maggior parte degli ecosistemi presenti; sono vita, sono cibo, sono risorsa… anche architettonica. Queste, infatti, possono aiutarci nella progettazione di strutture modulari su ampia scala. Da sempre modellano i loro alveari con incredibile precisione, trasformando piccoli movimenti ripetitivi in gesti artistici. Sono insetti e progettisti professionisti di rivestimenti architettonici leggeri. Tutto ciò, dunque, può essere riproposto, tramite tomografia computerizzata, con diversi materiali ed in diverse dimensioni. Siamo davanti ad un esempio studiato di come tecnologia e natura possono collaborare, l’unica soluzione che ci permetterà di vivere in equilibrio con l’ambiente che ci circonda. La domanda vien da sé: Potrebbe esistere un mondo senza api? Non penso. “Il nostro certificato di garanzia si scrive in base alla presenza delle api”, mi dice sempre lo zio. Non mi immagino un vivaio senza, figuriamoci un futuro.
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AutoreSara Gavazzi Categorie
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